Moving for Hope

Decostruire lo sviluppo

Trascrizione delle riflessioni conclusive dal webinar

16 ottobre 2020

a cura di Simona Chiapparo (Consigliere FORUMSAD), Emanuela Dutto (Studio POLIGEO)

Fabiola Riccardini (Prima Ricercatrice ISTAT- Presidente Associazione ARPSESS)

“Dal mio punto di vista, anche in seguito all’ascolto dei vari interventi, non posso che suggerire questo: per le politiche sulla migrazione abbiamo ancora bisogno di tanta informazione statistica, di tante misure, di tanti indicatori in più. Perché se si vogliono realizzare delle politiche non basate sul sentimento del momento, abbiamo bisogno di una struttura solida… e ahimé le misure rappresentano un elemento di democrazia, la disponibilità di misure che fanno luce sui vari argomenti ci consente questo.

Non solo per le politiche, prima c’era un relatore, Cleo, che ha sollevato la questione anche sulla comunicazione. La comunicazione spesso si basa anche sulla disponibilità di informazioni, quindi io non posso che suggerire questo. Durante gli Stati Generali della Cooperazione mi auguro che il tema sulle misure degli indicatori venga ancora riposto sul tavolo, perché abbiamo capito che tanto lavora ancora c’è da fare.”

Corrado Oppedisano (Vice Presidente FORUMSAD e REACH ITALIA – Consigliere CNCS MAECI)

“Insisto sul fatto che niente di quello che facciamo o smettiamo di fare è estraneo ormai al destino degli altri: interdipendenze, il mondo, i flussi globali. Non c’è nulla di locale oramai, per cui la politica dovrebbe imparare a essere più globale, non di respiro corto, ma di respiro lungo. Io credo che tutte le misure fatte fino a oggi siano misure di pancia e quindi misurate, come diceva giustamente la Ricciardini, adesso sulla comunicazione veloce e non sulla politica d’abord, come sostenevano una volta i vecchi francesi, che mettevano la politica davanti a tutto.“

Cleophas Adrien Dioma (Presidente Italia Africa Business Week – Consigliere CNCS MAECI)

Occorre prestare attenzione a quella parte di (ndr) “(…)comunità che vive qua da una vita, hanno fatto la successione guardando sempre a una situazione d’emergenza e dimenticando la quotidianità, e la normalità di tutte le persone che vivono qua, che chiedono più considerazione, più rispetto e più diritti.

Il mio figlio che nasce qua, dopo i 18 anni aspetta ancora tre anni, neanche più due. E sappiamo benissimo che arriveremo a 4 o 5 anni. Forse è opportuno che sia nel mondo della cooperazione, ma anche in tutti i settori, che ci

siano più donne e più diaspore, insieme ai vecchi attori del sistema politico, culturale, sociale della cooperazione, per iniziare ad affrontare la cosa insieme, perché se no, se manca una parte della comunità, non si va da nessuna parte, e poi si crea una situazione purtroppo difficile, io questo vedo.

Bisogna ripensare all’organizzazione di questi tavoli, di questo incontri, valorizzando la diversità di genere, ma anche la diversità di origine, di colori colori, di tutto!

Nel senso che l’Italia è diventata multietnica, multiculturale; noi siamo qui, nessuno può negare questo e non essere contemplati è un peccato.

Adesso si parla del recovery fund, no? Perchè non integrare in tutti quei tavoli sia donne che diaspore, perché siamo in Italia! Dove sono io? Anche se è una cosa virtuale sto qua e quindi vorrei anche poter dire la mia e portare la mia voce, insieme alla voce di tutte le diaspore – che penso siano d’accordo con me – nel portare progetti che facciano del bene per lo sviluppo e il benessere di questo paese nel quale ci troviamo tutti. Come ricordavo prima, il bene dell’Italia è il nostro bene. È il mio e il vostro, quindi noi dobbiamo per forza pensare che questo paese funzioni, e dobbiamo lottare insieme per farlo funzionare.”

Paolo Daghero (Direttore ENGIM TORINO)

“Io rimango fedele al mio impegno quotidiano, quindi maggiori fondi per potenziare le politiche attive del lavoro e farlo per l’Italia intera, come diceva chi mi ha preceduto. Superata l’emergenza, tornando al tema migrazione, superato l’impasse iniziale, quando ci si chiede ora cosa dobbiamo fare, come dobbiamo accogliere, come dobbiamo sostenere i flussi e quant’altro… Io dico che una delle risposte, non certo l’unica, ma una delle risposte è: educazione, formazione e accompagnamento al lavoro, e su questo dobbiamo lavorare, perché le persone devono potersi costruire un percorso di vita, un proprio progetto di vita, e devono poter essere accompagnati, avendo la certezza dei titoli che hanno già acquisito, che oggi non vengono ancora riconosciuti, avendo la possibilità di formarsi, di imparare, acquisire competenze nuove, avendo la possibilità di essere inseriti e di facilitarne l’inserimento al lavoro in percorsi che aiutano a questo. Quindi, oltre a tutto quello che è stato detto, che è fondamentale perché va a costituire il quadro di riferimento, soprattutto legislativo direi, servono fondi e sovvenzioni per sostenere e rafforzare le politiche attive del lavoro a vantaggio di tutti.”

Giorgio Vaira (imprenditore)

“Sicuramente chiediamo al governo una migliore legislazione per l’accoglimento e l’introduzione di lavoratori stranieri presso le aziende italiane. Siamo carenti di personale e di manodopera ed è assurdo intralciare l’opera di questi comparatori che potrebbe essere molto utile..”

Pier Preira (Presidente Comunità Senegalese di Napoli)

“Io direi che non c’è niente da inventare, facciamo questo gioco: andiamo a vedere tutte le costituzioni nazionali, quella italiana già ha provveduto ad accogliere e ad aprirsi, anche ad abbattere tutte le disuguaglianze che possono esserci. Quindi è inutile andare a inventarsi altre leggi, come il decreto sicurezza, non c’è bisogno, c’è già la risposta dentro di noi, dentro la costituzione e dobbiamo andare ad attingere da questi valori. Quando l’hanno scritta era per poter dare un diritto a tutti quelli che vivono sul territorio nazionale. Se continuano a farci sentire sempre stranieri, se continuano a discriminarci, noi non ci sentiremo mai italiani e non potremo mai sentirci a nostro agio. Mentre andiamo a investire sull’educazione e la formazione, tutti questi soldi stanziati per difendere le frontiere, per fare nuove leggi, comprare armi, questi soldi possono essere usati e investiti molto molto meglio.”

Alessandro Ingaria (Sindaco Comune di Priero, responsabile CAS di Priero)

“La politica italiana si muove male perchè viaggia in base alla pancia. Cambiano i governi, ma la legge Bossi-Fini c’è sempre, il grandissimo problema che abbiamo è che non cambiamo la Bossi-Fini, che è la legge che ci impedisce di fornire i visti di lavoro, ci impedisce di far uscire le persone dai percorsi di accoglienza e inserirli nella vita comune, che è quella che già fanno se non per la mancanza di un documento.. cioè l’unica cosa che manca a questi signori per essere completamente conviventi con la nostra società è un documento, un pezzo di carta, e come ha detto bene Il dottor Vaira prima, alla fine anche per gli imprenditori il grande problema che viene dato dalla politica è la mancanza dei documenti, la mancanza di certezze. Perchè quando viene formato un ragazzo e viene investito, non solo da parte della scuola, ma anche da parte delle aziende, su un ragazzo per farlo lavorare, per dargli un futuro, alla fine la politica non risponde mai con i visti.

Quindi, per chiudere, cosa bisognerebbe fare, come dicevo si dovrebbe passare da un modello “securitario” a un modello più anagrafico, gestito come le residenze, per cui se ci sono i criteri si danno i visti; e inoltre dando dei visti che perdurano, le persone possono anche tornare al proprio paese, provare a fare impresa nel proprio paese e poi se non va bene tornare in Italia. La mobilità si chiama Unione Europea, è il modello che dobbiamo attuare, ed è Schengen! Quindi semplicemente bisognerebbe prendere prendere quello che già si conosce ed estenderlo.”

Registrazione originale del webinar, consultabile al link: https://www.youtube.com/watch?v=WAHqv8Za5EI

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