Migrazione e accoglienza

 

La migrazione può rappresentare un’opportunità di sviluppo, contribuendo a ridurre la povertà dei migranti, delle loro famiglie e dei loro paesi di origine. Questo può avvenire attraverso il trasferimento di conoscenze, norme e/o beni, o attraverso le rimesse. Queste ultime, che ad oggi hanno volumi di gran lunga più alti degli aiuti, possono anche funzionare come un meccanismo di aiuto per le famiglie nel paese di origine a reggere gli shock socio-economici e ambientali. La migrazione è fattore di sviluppo anche per i paesi di destinazione: in Italia gli stranieri producono 139 miliardi, ovvero il 9% del Pil nazionale e contribuiscono sia a livello fiscale (11,1 miliardi di euro di gettito fiscale nel 2017) che contributivo (13,9 miliardi di entrate contributive nello stesso anno) al nostro sistema economico. L’immigrazione irregolare tende tuttavia ad avere un più basso potenziale di sviluppo e di riduzione della povertà nei paesi di origine e di destinazione di quella regolare, poiché è più costosa, rischiosa, e lesiva dei diritti delle persone coinvolte: nel caso dei migranti irregolari i costi del viaggio tendono infatti ad essere molto più alti che per i migranti regolari, e sono proporzionalmente più alti per i migranti scarsamente qualificati.

Dalla crisi del 2008 le migrazioni, in particolare per il nostro Paese, si sono via via trasformate in un problema, accentuato da una legislazione repressiva (decreti sicurezza) che ha decisamente peggiorato la vita dei migranti e le attività delle associazioni e ONG impegnate ad accogliere e integrare le persone. La crisi collegata alla pandemia ci obbliga a ripensare come affrontare le problematiche collegate alla dignità delle persone. In particolare con quelle categorie di lavoratori considerati “ultimi con un sistema di tutele fortemente diseguali. Per questo è necessario rivedere la scala dei valori del lavoro per riconoscere i lavoratori come persone, ripartendo da una “rivoluzione” culturale in cui il terzo settore possa finalmente svolgere quel ruolo di pilastro portante della vita della Repubblica.

Le associazioni nel corso delle loro attività di cooperazione e solidarietà internazionale basate soprattutto sul rapporto di vicinanza con le comunità nei vari sud del mondo, hanno favorito la costruzione di ponti e di relazioni con le persone,con i territori e le comunità. È necessario riprendere il protagonismo che ci spetta per condurre non solo una rinascita delle coscienze, ma anche una rinascita della cooperazione che da un lato superi la logica dell’“Aiutiamoli a casa loro”, perché la cooperazione non può controllare le migrazioni; dall’altro è necessaria una cooperazione che superi la logica della testimonianza per affermarsi come pilastro portante della vita del Paese. Dobbiamo quindi spostare il baricentro della cooperazione e dell’iniziativa verso la lotta alle disuguaglianze utilizzando come road map gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e riscoprire la cooperazione e la responsabilità come un io collettivo (Ubuntu) non solo per porre rimedio al contagio, ma per costruire una società più giusta.

A livello di opinione pubblica la migrazione è uno dei temi caldi di questi anni, attorno al quale si è polarizzato il dibattito politico e che ha dato spunto alla campagna di delegittimazione se non di vera criminalizzazione nei confronti delle ONG e delle organizzazioni che si occupano di accoglienza. Questa strumentalizzazione ha portato ad un’immagine distorta della realtà delle migrazioni in Italia e delle persone immigrate, rappresentate dai media quasi unicamente come “vittime” e beneficiarie di aiuto da parte degli italiani. Una recentissima ricerca ha invece dimostrato per la prima volta che esiste un alto numero di immigrati che si impegnano in attività solidali gratuite, più o meno formali, anche o soprattutto a vantaggio della popolazione italiana.

Punti di riflessione:

1 – Negli ultimi decenni, le migrazioni internazionali sono cresciute insieme alla globalizzazione economica e sociale fungendo da cartina al tornasole delle disuguaglianze globali e delle interrelazioni geopolitiche, economiche e culturali. Come consolidare la logica win-win in cui il miglioramento delle condizioni di vita delle persone, ovunque si trovino, è l’interesse superiore delle politiche globali?

 

2 – Il Manifesto degli Stati Generali della solidarietà e cooperazione internazionale del 2008 iniziava con una provocazione: “ le cosiddette badanti sono parte  della nuova cooperazione internazionale? “La legge sulla cooperazione 125/14 ha dato una risposta sufficiente ? Cosa occorre modificare nelle legislazione italiana perché concretamente venga promosso  il ruolo delle comunità e associazioni di migranti nella cooperazione allo sviluppo ?

3 – Le Diaspore e le Nuove Generazioni non possono essere intese e “utilizzate” solo come soggetto per la promozione e il sostegno al co-sviluppo, senza essere valorizzate in quanto parte integrante della società civile italiana, con diritto di cittadinanza attiva.  Come attuare il loro coinvolgimento per riconnettere il tessuto della nostra società ed essere capaci di fare sistema?