Cooperazione allo sviluppo per realizzare la Gender Equality

Il raggiungimento dell’uguaglianza di genere è il quinto tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; vede rafforzata la sua centralità e necessità dal 25esimo anniversario della Quarta Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995, quando venne prodotta, con la collaborazione della società civile, dei movimenti femministi e delle donne, una visionaria e avanzata Piattaforma d’azione. Anzi, l’Agenda riconosce all’uguaglianza di genere un valore imprescindibile per il raggiungimento di tutti i 17 obiettivi rendola quindi obiettivo “trasversale” per un quadro di riferimento valido globalmente.

Nonostante i progressi, molto resta ancora da fare poiché quando gran parte della popolazione mondiale, composta da donne, ragazze e bambine vede negati i propri diritti, si riduce la possibilità di avere una società più stabile e un mondo sostenibile. La cooperazione allo sviluppo non può non tenere conto di questo immenso problema che attraversa culture e società impedendo un effettivo avanzamento e una realizzazione degli impegni presi a Pechino e con la sottoscrizione dell’Agenda 2030. Inoltre oggi, a fronte dell’emergenza Covid – 19, è diventata centrale la questione dell’accesso alla salute, in particolare sessuale e riproduttiva, il cui arretramento in tempi di emergenza sta creando nuovi scenari, non inediti, che stanno riportando indietro la condizione di vita di donne e ragazze nel mondo.

Perché la gender equality

Tra il 2007 e il 2017 i fondi destinati dall’Italia a progetti di cooperazione che promuovono l’uguaglianza di genere sono cresciuti notevolmente, soprattutto sono cresciuti i fondi per progetti che hanno l’uguaglianza di genere tra gli obiettivi significativi1. Tuttavia i progetti che la mettono come obiettivo principale2 sono solamente il 3,7% dell’aiuto bilaterale allocato (55 milioni su 1.477). Tra i 28 paesi del comitato Dac l’Italia si posiziona all’undicesimo posto per fondi destinati a progetti in cui l’uguaglianza di genere risulta come obiettivo principale o significativo. Ma è solo quando entrambi gli obiettivi sono classificati che il Dac considera l’aiuto focalizzato sulla sull’uguaglianza di genere. Un’analisi e un approccio di genere e “do not harm” sono il minimo necessario per assicurarsi che un intervento non vada a esacerbare, rafforzandole, le disuguaglianze di genere. Così come sarà rilevante che la cooperazione abbia un twin-track approach, ossia combini le azioni volte all’uguaglianza di genere con il gender mainstreaming3.

La questione di genere come obiettivo principale dei progetti non viene ancora vista come fondamentale perché si fatica a rendersi conto che una tale forma di discriminazione ha diretto impatto sulle comunità, le famiglie, interi paesi, gli stereotipi e le disuguaglianze di genere appartengono infatti a tutte le società. Molti sono gli studi, i dati, le analisi, nonché i progetti sul campo che dimostrano come la condizione di donne e ragazze sia un misuratore del benessere di un paese, un elemento fondamentale per tutte e tutti; soprattutto ci mostrano come le donne e le ragazze siano potenti agenti di cambiamento. è necessario fare progetti “con” le donne dove queste siano protagoniste, dove la dimensione del genere sia la chiave di un diverso concetto di sviluppo.

La situazione attuale è bene riassunta da un report di UNICEF, Plan International e UN Women, A New Era for Girls: Taking stock on 25 years of progress, realizzato in occasione dei 25 anni dalla Conferenza di Pechino e pubblicato in vista della 64esima sessione della Commission on the Status of Women che doveva tenersi a marzo ma cancellata a causa del Covid-19. Quale è la situazione 25 anni dopo la storica conferenza? Se ad esempio il numero di ragazze che non frequenta la scuola è diminuito di 79 milioni negli ultimi vent’anni, l’istruzione secondaria e universitaria è ancora difficile da raggiungere in molti paesi del mondo. Soprattutto donne e ragazze convivono in tutto il pianeta con una delle più gravi violazioni dei diritti umani: la violenza di genere in tutte le sue forme. Nel 2016, per esempio, le donne e le ragazze rappresentavano il 70% delle vittime di tratta a livello globale registrate. Una ragazza su 20 fra i 15-19 anni – circa 13 milioni – ha subito uno stupro nella sua vita; pratiche dannose come matrimoni precoci e mutilazioni genitali femminili continuano a interrompere e danneggiare le vite e il potenziale di milioni di ragazze a livello globale. Ogni anno, 12 milioni di ragazze vengono date in sposa durante l’adolescenza e 4 milioni sono a rischio di mutilazioni genitali femminili. Stereotipi e discriminazioni accompagnano le ragazze e le donne lungo tutto il corso della vita, anche nell’accesso al lavoro, alle risorse, nella retribuzione, nel carico del lavoro di cura, nei processi decisionali, di governance e leadership, in diverse società e culture.

Il rapporto indica anche tendenze negative preoccupanti nel campo della nutrizione e della salute, molte delle quali inimmaginabili 25 anni fa. Le ragazze sono esposte a un alto rischio di infezioni sessualmente trasmesse, con 970.000 ragazze fra i 10 e i 19 anni che convivono con l’HIV oggi, rispetto alle 740.000 del 1995. Anche le gravidanze precoci e indesiderate sono in aumento in diverse aree del mondo, comprese Europa e Stati Uniti.

Infine, l’accesso alla salute è spesso ostacolato e limitato soprattutto per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva dove si fanno notevoli passi indietro, come la pandemia ci sta facendo osservare. La salute delle donne è passata in secondo piano ma soprattutto è emersa la condizione già disastrosa in cui versavano i diritti sessuali e riproduttivi in molti paesi. Così come si è mostrata, in tutta la sua già nota gravità, la violenza di genere (in particolare domestica), acuita e incrementata dalle condizioni di quarantena obbligatoria a cui molti paesi sono dovuti ricorrere.

Considerato questo quadro sono molteplici i settori di intervento della cooperazione attraverso i quali è possibile lavorare per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e contribuire così a uno sviluppo che sia sostenibile economicamente, socialmente e a livello ambientale.

Quale prospettive per il futuro

Le problematiche esacerbate dal Covid 19 hanno mostrato la loro natura strutturale e la loro interconnessione, un cambio di passo nelle politiche e strategie future è fondamentale. Per poter raggiungere l’uguaglianza di genere occorre mettere in campo una visione ambiziosa, globale con un approccio femminista, che vada a toccare anche la prospettiva di una politica estera che prenda in considerazione quanto mostrato, così come hanno fatto altri paesi4. Questo significa far riferimento un quadro politico incentrato sul benessere delle persone, in particolare quelle che vivono in condizioni di marginalità e mettere al centro di ogni azione i diritti e la partecipazione delle donne e delle ragazze, la rappresentanza delle donne a tutti i livelli dei processi decisionali per il loro ruolo fondamentale di agenti di cambiamento.

1 Gender equality is an important and deliberate objective, but not the principal reason for undertaking the project/ programme. Handbook on the OECD-DAC Gender Equality Policy Marker, OECD-DAC Network on Gender Equality (Gendernet), December 2016

2 Gender equality is the main objective of the project/ programme and is fundamental in its design and expected results. The project/programme would not have been undertaken without this gender equality objective. Handbook on the OECD-DAC Gender Equality Policy Marker, OECD-DAC Network on Gender Equality (Gendernet), December 2016

3 Due codici sono stati elaborati dal Dac per classificare i progetti per la parità di genere: il women’s equality organisations and institutions code (code 15170) e il violence against women code (code 15180), quest’ultimo introdotto per poter monitorare il target 5.2e 5.3 dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 5

4 A partire dal 2014 vari stati si sono dotati di una politica estera femminista come ad esempio la Svezia e il Canada mentre altri paesi di sono impegnati ad attuarla: Messico, Spagna, Gran Bretagna e Germania