La cooperazione territoriale generatrice di cambiamento 

 

L’improvvisa e terribile diffusione dell’attuale pandemia legata al virus Covid-19 nel nostro Paese ha mostrato in tutta la sua drammaticità ed emergenza il tema della disgregazione sociale al centro della crisi del mondo che si ritiene ‘sviluppato’. 

Il lockdown e l’isolamento fisico hanno messo ognun* di noi davanti alla solitudine e fragilità che caratterizza l’esistenza fuori dalla condivisione in una comunità di affetti, emozioni, tempi, spazi di socializzazione, lavoro, servizi, cultura. 

Se pure i beni essenziali in questo periodo alla maggior parte di noi siano stati comunque garantiti , in verità quella minima, esiziale, ridottissima socialità ci è mancata e forse ci si è resi conto che di fatto è legata ad un obbligo di spostamenti verso i luoghi di lavoro e di permanenze in spazi ad esso dedicati.

Non è quindi una condizione normale e di libera scelta, è un artificio. 

Da questo artificio viene scandito in verità il nostro tempo quotidiano, non da un bisogno naturale di vivere in armonia con la natura e la comunità. 

Non sappiamo quanto la vera comprensione dello stato di solitudine dovuta alla disgregazione sociale in cui viviamo in tempi odierni non di emergenza, che però in questo stato eccezionale si è palesata,  ci resterà chiara e ben impressa in mente al ritorno alla normalità. Né possiamo valutare se questa momentanea presa di coscienza riuscirà a generare un cambiamento positivo verso la sostenibilità per noi e tutti. 

Perché il cambiamento di paradigma è alla base di un mondo più giusto e sostenibile, ma non può risultare un processo virtuoso e di successo se affrontato individualmente. 

La base su cui si fonda un sistema di cooperazione internazionale efficace e duraturo è il dialogo e la relazione tra comunità, collocate in uno spazio, con una storia e  radici comuni, ma al tempo stessa aperte a scelte consapevoli di condivisione ed inclusione e accoglienza. Non esistono relazioni durature tra Stati se non vi sono rapporti tra comunità, che permettono di superare confini e barriere culturali , materiali, religiose, economiche e conoscere opportunità e anche criticità di interazione e collaborazione. Senza la relazione tra persone e soggetti collettivi della società civile non esiste l’accordo diplomatico e di cooperazione che garantisca un  reciproco cambiamento trasformativo verso giustizia sociale e sviluppo. 

Per qualche tempo,in particolare le Ong italiane di solidarietà e cooperazione internazionale, laiche e confessionali, sono state definite promotrici di una sorta di ‘diplomazia popolare’, perchè attive con le/i loro volontari* e le/i loro cooperanti nell’animazione comunitaria. 

Tante sono oggi le esperienze di associazioni che hanno costruito e mantenuto negli anni legami tra le comunità coinvolte in Italia in pratiche e programmi di solidarietà internazionale con realtà partner all’estero, ma talvolta sono isolate, non sempre si coordinano territorialmente o in rete tematica. Quindi la loro forza in origine rischia di essere minata nei fatti oppure di avere meno efficacia. 

Abbiamo bisogno di un messaggio di condivisione e unità in dimensione globale per salvare il Pianeta e chi lo abita attraverso un cambiamento di pensiero, obiettivi, costumi e abitudini di vita nel rispetto dell’altr* e di quello che ci circonda: è un imperativo che non può essere ignorato, ce lo dicono Greta Thunberg, le/i giovani dei Fridays For Future, chi difende i beni comuni anche a costo della vita.  

Questo cambiamento deve essere virale per raggiungere l’alto obiettivo che si prefigge e aver solide basi e ampio consenso. 

Il tema del consenso è centrale e si costruisce all’interno delle comunità e in dialogo fra loro. 

Le comunità non sono soggetti indefiniti, fanno riferimento ad una 

  • base territoriale 

che esprime caratteri, sensibilità, istanze, storie, vertenze in un 

  • ambiente fisico, culturale, sociale 

costituito da 

  • cittadine e cittadini, autorità locali, organizzazioni e imprese sociali di Terzo Settore, mondo produttivo profit, educazione e ricerca

in grado di costruire relazioni oltre la cerchia territoriale e la sopravvivenza per garantire coesione e dialogo e costruire così un forte dinamismo relazionale e di partenariato a livello ampio tra il vicinato e lo spazio globale con

  • dialoghi, confronti, scambi solidali, progetti 

 

Gli Stati Generali della Cooperazione e Solidarietà Internazionale sono l’opportunità per stabilire i punti programmatici principali che il sistema del nostro Paese può offrire a sostegno del consenso per il cambiamento in dimensione globale. 

La cooperazione tra territori non è solo un punto di questo programma, non può essere intesa come un contributo strumentale o una pratica virtuosa, perché è la sostanza di un processo che tiene dentro le differenti esperienze associative  della cooperazione non governativa italiana in dialogo con gli altri attori pubblici e privati del sistema nella dimensione appunto della comunità: autorità locali, istanze produttive, economia solidale e circolare, terzo settore e fondazioni, soprattutto quelle di comunità, mondo dell’istruzione e ricerca e cultura, enti religiosi, altri. 

Per generare il cambiamento, dargli sostanza e creare consenso.  

 

Le 3 domande: 

 

  1. Cos’è la cooperazione tra territori nel 2020? Come si sviluppa la diplomazia dei popoli attraverso la cooperazione territoriale e come cambia nel post Covid-19?
  2. Quale il suo posto nella L.125/2014 e nelle azioni e nei programmi della solidarietà e cooperazione internazionale allo sviluppo? La L.125/2014 la promuove e sostiene? Progetti o programmi? 
  3. Come si costruisce il Dialogo Globale tra istituzioni e tra genti e comunità?